«Si deve a un professore di letteratura inglese se in Massachusetts un uomo può rubare un’automobile ed essere condannato a leggere dei bellissimi libri. Nel senso che può scegliere se scontare la pena in galera o partecipare a un seminario di letteratura di dodici settimane all’Università di Dartmouth. Per osservare debolezze, fallimenti e crimini da una più ampia prospettiva. Un’utopia, come sostengono gli scettici? Può darsi, ma con un lato concreto: costa meno della detenzione – 500 dollari a condannato, contro i 30mila di un anno in carcere – e garantisce un indice di criminalità più basso.
Da quando Robert Waxler, l’ideatore del programma Changing Lives Through Literature, si è messo in testa di usare i libri per redimere i criminali del Massachusetts, la percentuale di recidività è infatti scesa dal 42 al 18 per cento. Non male per un professore di letteratura che aveva l’ambizione di portare i romanzi di Steinbeck e Faulkner fuori dai confini del campus. Il letterato cinquantenne nel 1991 aveva scommesso la propria reputazione sull’efficacia del programma. A fronte dei risultati ha convinto altri otto Stati americani, Gran Bretagna e Canada ad adottarlo.
Il condannato che scelga la pena alternativa deve sedersi a un tavolo assieme a una dozzina di altre persone, tra cui un giudice, e interpretare ciò che legge alla luce della propria esperienza. “Le storie offrono a tutti la possibilità di rispecchiarvisi: condannati, giudici, poliziotti e professori”, spiega Waxler. Prendiamo un classico come Uomini e topi di John Steinbeck: ci sono la miseria, la sofferenza, la paura, la speranza, il sogno, il tradimento e soprattutto il tema della responsabilità morale. Nel programma di Waxler se ne discute in termini generali, “perché il valore di questo esperimento sta nell’affrontare i temi più ampi dell’esistenza umana, senza lasciare troppo spazio al personale. Sono convinto che tra gli strumenti che abbiamo per umanizzare il mondo la letteratura sia il più potente”, dice Waxler. E c’è da credergli se persino uno Stato forcaiolo come il Texas ha deciso di seguire il suo esempio».
(Livia Manera, in Ventiquattro Magazine – Il Sole 24 Ore, n. 9 del 4 settembre 2009)
Si potrebbe chiamare la storia di questa felice utopia “Come un antiromanzo”. Se in “Come un romanzo” di Pennac veniva esaltata – a ragione – l’anarchia del lettore, in questo disegno viene messa in rilievo, utilizzata nella sua versione più ‘universale’, la condivisione dell’esperienza di lettura.
Il titolo del post ti vale un’ora d’aria in più.
bè a me piace questa idea
soprattutto se i crimini diminuiscono
benvengano tutti i rimedi
meglio ancora se istruttivi
perchè non adottarlo?
@ Anna Maria
Già. E in un certo senso i dieci diritti imprescrittibili diventano doveri (in nome e per conto della certezza della pena). 🙂
@ Bobboti
Mannaggia! :)))
L’unica volta che non l’ho pensato io (di solito mi diverto e qualche volta ci riesco pure). 😀 No, stavolta è il titolo dell’articolo pubblicato su Ventiquattro, pari pari. Devo proprio rinunciare all’ora d’aria? 😳
@ Irish Coffee
L’idea piace anche a me, ma solo perché ho dei libri una visione dura e pura. Purtroppo mi sto ancora sforzando di immaginarne l’efficacia in termini concreti e nel contesto nostrano, senza risultati confortanti.
Vorrei sbagliarmi. 🙂
Trovo molto interessante questa idea. Peccato che, dato che amo leggere, forse sarei tentata a commettere un reato, pur di essere condannata ad una simile pena.
Ti ringrazio per la solidarietà che mi dimostri sempre, e per l’affetto che leggo nelle tue parole.
M’ha fatto subito venire in mente quel bellissimo racconto lungo (o romanzo breve) del 1934 di Evelyn Waugh “Una manciata di polvere”(“A Handful of Dust”)
Ci avevo scritto pure un post, su quel bellissimo testo in cui la lettura coatta di un autore amatissimo (in quel caso era Dickens) può — appunto se coatta — diventare una vera e propria tortura.
Ciao 🙂
@ Marisa
La cosa più importante è sapere che le cose spiacevoli sono alle spalle, e che ti senti bene. Che hai voglia di reagire, fare, progettare. Non farti mancare l’affetto – anche da lontano – è il minimo che posso.
@ Gabrilù
Non conosco Una manciata di polvere, ma trovo azzeccatissimo il contraltare della tortura. Perché secondo l’idea di Waxler la lettura coatta spinge sul fondale la visione tradizionale di una pena illuminata dal sole a scacchi portando in primo piano un’attività che – per quanto imposta – appare pur sempre (o prima o poi) come una finestra spalancata.
Ma anche in questa bella favola americana, in fondo, la tortura resta: il libro inflitto deve garantire la certezza della pena.
Mi segno il titolo della Waugh, grazie. 😀
Il libro lo trovi qui
http://tinyurl.com/mgrywt
Evelyn Waugh era un maschietto. Anche piuttosto odioso, come persona, però scrittore eccellente. Se hai voglia di dare un’occhiata, questo era il mio post
http://nonsoloproust.splinder.com/post/11972533
Ciao, e a presto
Ops, mi sono lasciata fuorviare dal nome “Evelyn”, dall’ora tarda e dalla mia ignoranza in materia. Rimedierò (Grazie!). 😀